Immagine news
News

Intervista a Cora Bellotto – Spazio3R

"...se ci fosse un riconoscimento del ruolo di tessitura sociale da noi svolto, potrebbe aumentare in maniera esponenziale il nostro impatto sulla città e sul quartiere"

Chiara Bellotto, cofondatrice di Spazio3R ci racconta la nascita e i progetti di questa sartoria sociale che durante la FabCity Residency affiancherà i designer con i propri macchinari e le proprie competenze.

Com’è nata la vostra organizzazione? Da che esigenze e con quali prospettive?

Spazio 3R nasce nel 2016 con un bando europeo come progetto di Associazione Irene che realizza con la partecipazione di Fondazione Cariplo un primo corso base di sartoria dedicato a donne in situazione di difficoltà, attraverso il riciclo e riuso di materiali tessili. Negli anni successivi seguono altri corsi base e corsi avanzati finanziati grazie al sostegno di Fondazione Canali.

Per quanto mi riguarda, sono entrata in contatto con Spazio 3R nel 2018 grazie al passaparola di un’amica e il destino ha voluto che fossi la prima a credere nelle capacità delle ragazze di realizzare una piccola produzione per la mia collezione S/S 2019. Il lavoro è andato molto bene e sono rimasta molto soddisfatta. Da allora il laboratorio ha prodotto per diversi brand emergenti, tutti accomunati dalla volontà di produrre bene senza dimenticare la dimensione sociale del lavoro.

Nel 2020 è nata la nuova Associazione Spazio 3R come ente autonomo di cui sono cofondatrice insieme a Chiara Ceretti. Siamo così riusciti a garantire stabilità a quelle ragazze che più di tutte si erano distinte per la loro professionalità. Rania e Halima sono oggi assunte part time e sono le colonne portanti del laboratorio. Oltre a loro due, orbitano intorno al laboratorio molte altre ragazze che hanno partecipato ai corsi negli anni passati e che vengono coinvolte in maniera più flessibile su diversi progetti.

Ad oggi lo scopo nonché la sfida di Spazio 3R è quello di procedere e crescere come laboratorio di produzione artigianale conto terzi, mantenendo però la sua vocazione alla formazione e all’integrazione lavorativa. 

Oltre a ciò, e qui veniamo alla parte che più mi coinvolge, si è deciso di strutturare Spazio 3R come un vero e proprio atelier di moda sostenibile, con la creazione di una linea di abbigliamento ed accessori ad etichetta Spazio 3R. Abbiamo a disposizione moltissimo materiale, tutto frutto di donazioni, in primo luogo da parte della Fondazione Canali che ci destina tutti i suoi fondi di magazzino ma anche di altre aziende di accessori e tessile per la casa nonché di moltissimi privati. Sono tutti tessuti di alta e altissima qualità che trovano così una nuova vita. E’ un’esperienza molto bella e stimolante per me, proprio per il fatto di entrare in relazione, cosa che per un designer non è sempre scontato. Sono convinta che ci siano ottime potenzialità di sviluppo grazie alla sinergia tra le persone che si sta venendo a creare e questa in fin dei conti è la sostenibilità in cui credo.

Riciclo, Ricucio e Riuso, il vostro slogan contiene una visione quanto mai attuale, cosa significa per voi essere locali e circolari?

Significa creare una rete virtuosa nel quartiere e con la cittadinanza.

Come dicevo, il nostro principale donatore di tessuti è il brand di moda maschile Canali, famoso per l’alta qualità e il Made in Italy. Ma non solo: sono moltissime le donazioni che riceviamo da privati cittadini. Per esempio, abbiamo preso il testimone da diverse attività sartoriali che, per l’età avanzata o la scomparsa dei loro titolari, hanno chiuso i battenti. In questo modo ci è arrivato molto materiale o attrezzature che grazie al nostro lavoro ha potuto trovare una nuova vita o tornare in uso. I prodotti da noi realizzati poi vengono acquistati da persone o realtà che fanno a loro volta parte del tessuto sociale e produttivo della città e del quartiere, creando così un circolo virtuoso.

Lavorando nel settore della micro-imprenditoria sartoriale, quali criticità riscontrate e quali potrebbero essere le soluzioni?

Il punto di forza ma anche quello di debolezza è rappresentato dalla necessaria flessibilità nell’approccio a progetti e realtà anche molto diversi tra loro.  

Una difficoltà è senz’altro quella di rendere stabile il lavoro, dal momento che ci relazioniamo con idee imprenditoriali che sorgono e talvolta si spengono anche molto velocemente, in assenza di un reale supporto alla crescita degli stessi. 

Cosa pensi debba cambiare per far sì che la produzione circolare a scala di quartiere non rimanga un’alternativa ma diventi più diffusa?

Sicuramente con un’organizzazione dietro le cose possono diventare più stabili.

Se a livello istitituzionale venisse formata una rete che aiuti la micro-imprenditoria a creare e mantenere relazioni sinergiche tra i diversi attori del quartiere, se per esempio ci fosse un riconoscimento da parte del Comune del ruolo di tessitura sociale da noi svolto, potrebbe aumentare in maniera esponenziale il nostro impatto sulla città e sul quartiere.

Una delle caratteristiche del vostro progetto è quella di affiancare le donne vulnerabili nel“ricucire i tasselli della propria vita”. Esiste una contaminazione tra il passato e le esperienze di queste donne e i capi realizzati? In altre parole, che ruolo giocano le tradizioni culturali nel processo di sviluppo dei vostri progetti?

L’arricchimento che deriva dall’incontro di diverse culture è innegabile e si respira subito entrando in laboratorio.

La maggior parte delle nostre donne tuttavia non aveva esperienza pregressa in sartoria quindi non aveva in questo senso esperienza da portare a livello di lavorazioni sartoriali. 

Quando questa esperienza è invece presente, sicuramente cerchiamo di valorizzarla e di metterla a frutto. Per esempio, una delle nostre ragazze sa ricamare e per questo le è stata affidata la parte di ricamo in alcuni progetti di personalizzazione dove era richiesta una decorazione ricamata.

Il senso di ricucire i tasselli della propria vita significa primariamente imparare un mestiere e inserirsi nella comunità.


Vi segnaliamo che sabato 9 aprile 2022 Spazio3R organizza negli spazi di BASE Milano il workshop Upcycling in action, uno spazio fisico e metaforico fatto di seconde possibilità, in cui la sartoria e il fare creativo diventano opportunità di crescita ed espressione di sé.
Per sapere di più

IL SITO UTILIZZA COOKIE PER MIGLIORARE LA NAVIGAZIONE E CONSENTE L'UTILIZZO DI COOKIE ANCHE DI TERZE PARTI. CHIUDENDO IL BANNER O CONTINUANDO LA NAVIGAZIONE SI ACCETTA L'UTILIZZO DEI COOKIE. PER SAPERNE DI PIÙ CLICCA QUI.

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi